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TITOLO Oro Rapace (Gold Rush).
AUTORE Yu Miri.
Editrice Feltrinelli.
Anno 1998.
Prezzo 15 € circa.
Pagine 351
Yu Miri è una che va dritta al sodo, non c’è che dire. Scordatevi Banana
Yoshimoto. La realtà descritta in questo libro, come in altri della
stessa autrice, è dura e secca. Non c’è redenzione per i suoi
personaggi, o forse un lieve barlume. Nemmeno quando il main character è
un certo Kazuki, quattordicenne figlio di un ricco proprietario di
pachinko.
Kazuki è infatti l’esempio del ragazzo che non è in grado di “percorrere
la strada ritenuta normale” (intervista a Yu Miri riportata il 2-11-2001
su IL SECOLO XIX).
Cresciuto senza ricevere attenzioni. Assieme ad un fratello mentalmente
ritardato e ad una sorella che non esita a prostituirsi per poter fare
shopping. Un giorno finisce irrimediabilmente alla deriva commettendo
l’omicidio del padre, un uomo egoista e ossessionato dal denaro. Inizia
così a vivere una realtà inverosimile in cui ad ogni azione dovrebbe
seguire un risultato chiaro e prestabilito. Dovrebbe. In questo modo non
fa altro che ritirarsi sempre più in una sorta di “realtà virtuale”,
perdendo di vista le sfumature di grigio tra il bianco ed il nero. In
questo limbo la morale diventa un inutile vezzo e le regole sono fatte
solo per essere infrante.
Le vicende sono piuttosto crude, ma è evidente quanto non siano il
fattore principale nell’attrarre il lettore, dato che sono solo un mezzo
con cui raggiungere un luogo più profondo.
Terminato il libro rimasi piuttosto scosso (avendo solo un paio d’anni
più del protagonista :P ) ma per quanto possa apparire a volte
eccessivo, è sicuramente un ottimo spaccato delle difficili realtà
giovanili giapponesi e non.
Yu Miri nasce in Giappone nel 1968, ma è di origini coreane. Ciò le ha
reso impossibile ottenere la cittadinanza nel paese in cui sorge il sole
(del resto anche per coreani “non famosi” è praticamente impossibile
averla). Anche il nostro amato Nihon ha le sue pecche. Fa niente dai
^o^.
TITOLO
A sud del confine (South of the
border, west of the sun).
AUTORE Haruki Muratami.
Editrice Feltrinelli.
Anno 1992.
Prezzo 7,00 € circa.
Pagine 210
“Per me, il confine tra mondo reale e mondo dei sogni è stato sempre
molto vago.”
Queste le parole di un giovane Hajime, protagonista delle vicende
narrate in A sud del confine, a ovest del sole.
Questo ennesimo lavoro di Murakami tratta un tema a me molto caro da
sempre, il conflitto tra sogno e realtà, il desiderio che ci tiene in
bilico tra l’essere contingente ed il mondo del possibile.
Sono particolarmente affezionato a questo libro, se non altro poiché mi
sento in parte “chiamato in causa” dalla storia di Hajime, ma sono
sicuro che temi come questo fanno parte della vita di tutti…c’è chi se
ne libera in fretta…e chi se li trascina un po’ più in là :P
Hajime? Il classico figlio unico della classica famiglia media
giapponese. Vive la sua gioventù in una tranquilla cittadina. Ancora
ragazzino conosce Shimamoto, brava a scuola, figlia unica come lui. Li
unisce l’interesse per la lettura e per la musica.
Il loro brano preferito? Senza dubbio “South of the border, West of the
sea” di Nat King Cole, che è poi il titolo del libro.
Dove sta lo spazio infinito del possibile? Beh, i due piccoli amici si
perdono di vista. “Inizio” (questo il significato di Hajime) tira avanti
la sua esistenza senza grossi strappi finche, dopo più di vent’anni,
Shimamoto ricompare e… e poi ve lo dovete leggere ^_^
Adoro lo stile di Murakami, ma penso si fosse già capito da come avevo
parlato di Dance, Dance, Dance. Ora che ci penso, A sud del confine, a
ovest del sole è uno dei pochi libri che ho riletto più volte. La storia
dei due personaggi che ho citato poco più in su è di quelle che
potrebbero accadere a chiunque, ma è resa impareggiabile dall’autore.
Una stretta continua, a volte dolce a volte energica. Bellissimo.
Forse non l’ho introdotto a dovere, ma è come raccontare qualcosa di
intimo. Merita, merita fidatevi. Mal che vada, potrete quantomeno
apprezzare la bravura di Haruki.
Si, lo ammetto, attualmente è il mio autore preferito.
TITOLO
Una famiglia (Kaifuku suru kazoku).
AUTORE Kanzaburo Oe.
Editrice Mondadori.
Anno 1995.
Prezzo 6,20 € circa.
Pagine 180
Questo è il primo libro giapponese che mi sia capitato di leggere ma,
nonostante sia passato del tempo, ne ho un ricordo piuttosto vivido.
In effetti ero un piccolo Shinji di circa dieci anni quando vidi quella
bella copertina sullo scaffale di una libreria…guardandola mi dissi
“Voglio proprio vedere cosa scrivono nei libri quei signori che vivono
lontano e che fanno i miei cartoni preferiti”. Che tenero, vero? No eh?
:P
A dirla tutta però, non ebbi l’occasione di capire realmente cosa
scrivevano gli autori giapponesi dato che, scegliendo i libri a casaccio
da bambino, mi ero imbattuto in uno un po’ inusuale.
Una famiglia è il racconto di una vicenda personale, o meglio, di anni
di vita vissuti da Kenzaburo Oe ed i suoi familiari. Tutto ruota attorno
ad Hikari, figlio di Kenzaburo, nato con una grave malformazione al
cervello, quindi autistico.
Un diario, mi dava quasi l’impressione di essere un diario scritto da un
padre per il figlio che, purtroppo, non era in grado di farlo. Non so
che fine abbia fatto Hikari, quando il libro venne pubblicato aveva
circa trentaquattro anni…ma per esperienza so che raramente persone come
lui raggiungono venerande età T_T
La grande passione per la musica classica, forse unico viatico alle sue
sofferenze, ne ha fatto un affermato compositore.
Devo ammettere che leggerlo mi cambiò molto, mi fece riflettere sul
fatto che al mondo vi sono bambini molto sfortunati, che non vanno
emarginati e derisi (cosa che spesso accade tra ragazzini)…fu davvero
toccante e, per quanto non abbia la struttura del romanzo, mi tirò fuori
qualche lacrima.
Rimasi molto colpito inoltre dall’affetto enorme che traspare dalle
righe scritte dal padre il quale, attraverso la difficile crescita del
figlio, ebbe la possibilità di analizzare le spaccature della propria
identità.
Il libro termina con una scena bellissima. Hikari accompagnato da sua
madre sul palco dove si è appena tenuto un concerto, mentre
Kenzaburo…”Seduto nel buio, mi sentii pervaso da un senso di pace e di
compimento, come se stessi contemplando un momento della loro vita
futura, quando saranno loro due soli”.
Siate buoni, non è un giallo quindi non vi ho svelato nulla e, comunque,
è un libro che va letto e riletto.
Dimenticavo…il signor Oe è nato in un villaggio dello Shikoku nel 1935,
nel 1994 ha vinto il premio Nobel per la letteratura.
TITOLO
Genji Monogatari (Storia di Genji).
AUTORE Murasaki Shikibu.
Editrice Einaudi
Anno
X° secolo circa :P
Prezzo 17 € circa.
Pagine
1036
Bene, bene…qui si esula un po’ dal solito. Questo non è un libro ma
un’opera, se non altro poiché Murasaki Shikibu, pseudonimo utilizzato
dall’autrice, di cui non si conosce il nome reale, era una dama vissuta
alla corte dell’imperatore giapponese, in quel periodo nella città di
Kyoto, a cavallo tra il X e l’ XI secolo d.C. … verso la fine del
periodo Heian per intenderci. Le notizie che la riguardano sono
assolutamente scarne, frammentarie e di non chiara attribuzione, non
aggiungerò nulla quindi a quanto detto qualche riga più in su, lascio a
voi la ricerca ^o^. Questo capolavoro è un classico della letteratura
giapponese, di sicuro il più antico romanzo che questa possa vantare.
Con tutta sincerità non saprei da dove iniziare… per ciò che riguarda
curiosità più pratiche posso dire che l’opera viene venduta suddivisa in
non meno di due volumi e, sfortunatamente, scremata di qualche capitolo
rispetto all’originale giapponese. Questo principalmente dovuto al fatto
che ogni possibile traduzione viene eseguita partendo da quella di due
signori inglesi : Arthur Waley e Royall Tyler. Quella italiana deriva
dalla traduzione di Waley, che è sicuramente “virtuosa” rispetto a
quella del collega, ma che inevitabilmente si prende molte più licenze
nel rendere le vicende più appetibili. Tengo comunque a precisare che in
ogni caso vi ritroverete a leggere il frutto di due ottime traduzioni.
L’ambientazione in cui la trama si snoda è particolare ed assolutamente
affascinante: quella delle nyobo, l’élite delle dame di quell’epoca;
tutto accade in un piccolo luogo “fuori dal mondo”… basti immaginare
l’isolamento che il Giappone portava avanti con fermezza in quel periodo
storico, spingendosi fino alla corte imperiale, in cui regnavano
rigidissime norme di etichetta e rituali di squisita ricercatezza e
complessità… un universo a sè stante per l’appunto. All’interno di
questa gabbia dorata si svolge la storia di Genji, il principe
splendente. Modello assoluto di raffinatezza, bellezza, intelligenza,
virtuosismo. Per quanto Murasaki non dia un tono magico o soprannaturale
alle vicende ma anzi evidentemente realistico, bisogna notare che Genji
non è un personaggio effettivamente esistito, seppur con tutta
probabilità sia un “mix” di figure storiche. A differenza di molte opere
antiche, questa possiede un’eccezionale freschezza narrativa… questo
tocco di modernità è sicuramente dovuto al fatto che gli accadimenti
vengono calati nel ritmo della vita quotidiana ed analizzati sotto una
luce sentimentale, mostrati nelle sfumature dei rapporti tra i vari
personaggi. Spesso tutto assume una prospettiva psicologica. Questo si
può notare anche dalla generale mancanza di riferimenti alla vita
politica, ciò conferma il punto di vista da “dama cortigiana”. Vorrei
inoltre sottolineare come l’autrice intervenga spesso in prima persona
all’interno della narrazione, elemento che diminuisce la distanza col
lettore. Per quanto mi riguarda, la Genji monogatari è stata una lettura
senza dubbio piacevole, con momenti di grande coinvolgimento… che
raramente mi sarei aspettato da un’ opera così antica. Senza dimenticare
il fatto che, quelli che nutrono una certa passione per il Giappone come
il sottoscritto, non potranno fare a meno di considerarla una vera e
propria istantanea da cui cogliere molte informazioni interessanti.
TITOLO
Presagio Triste (Kanashii Yokan).
AUTORE Banana Yoshimoto.
Editrice Feltrinelli.
Anno 1988.
Prezzo 7,50 € circa.
Pagine 127
Questa autrice ha un dono molto utile… sfornare libri con una costanza a
cui è difficile credere. Ricordo ancora quando, non avendo mai letto
nulla di suo, mi aggiravo in libreria e notavo una “zona” dedicata solo
ai suoi scritti… uno, due, tre, quattro, cinque…”Questa Yoshimoto deve
avere novant’anni” pensai…ma leggendo il retro di uno di quei libretti
scoprii che non era affatto così. “Allora è spazzatura… guarda quanti
sono…” niente di più sbagliato.
Per quanto Banana non mi abbia mai fatto impazzire come altri, ho sempre
ritenuto i suoi libri dei piccoli gioielli. La prima cosa che mi ha
sempre colpito di questi gioiellini è che sembravano irrimediabilmente
standard: mai un certa variazione nel numero di pagine, carini a
vedersi. Non potevo credere che in qualcosa di tanto “anonimo” potesse
trovarsi tanto spazio e profondità. Ok, veniamo al titolo in questione.
La vicenda ruota attorno Yayoi, ragazza di diciannove anni che vive una
tranquilla esistenza in una normalissima famiglia, come ce ne sono
tante. In realtà, la sua famiglia era un’altra. Suo fratello Tetsuo
potrebbe diventare qualcosa di più che un semplice affetto. Sua zia,
insegnante di musica, è sempre stata piuttosto misteriosa. Proprio
quando questa sparisce senza un avviso, Yayoi parte alla sua ricerca.
Alla ricerca di un’ infanzia che stenta a ricordare. Il “presagio
triste”, quindi, è proprio quello che accompagnerà la protagonista fino
alla risoluzione finale. Personalmente prediligo scrittori dallo stile
più potente e incisivo, ma la Yoshimoto ha il pregio di adagiarsi su
ogni argomento con una delicatezza e una semplicità notevoli.
TITOLO
Dance Dance Dance.
AUTORE Haruki Murakami.
Editrice Einaudi.
Anno 1988.
Prezzo 10,50 € circa.
Pagine 495
Bello, molto bello. Di questo libro ho apprezzato praticamente ogni
aspetto. Scritto durante un periodo di soggiorno in Italia, è forse la
miglior prova di quanto questo brillante autore giapponese sia un
profondo conoscitore della cultura pop americana e metropolitana più in
generale. In breve, dato che non voglio svelare troppo, si tratta di un
ottimo noir ambientato in Giappone. Il protagonista dell’intera vicenda
è un giornalista free-lance, la cui vita giunge ad un punto morto, un
vicolo cieco senza uscita. Ma il suo monotono stile di vita viene presto
alterato. Avrà infatti a che fare con strani personaggi, cadaveri e
vicende sospese tra reale ed immaginario. Quello che più contribuisce a
caratterizzare il tutto è senza dubbio l’ambientazione. Murakami infatti
porta a spasso il lettore in una Tokyo vivida e notturna, una Sapporo
quasi evanescente e intorpidita sotto una coltre di neve che pare eterna
ed altri luoghi particolari.
Ricordo di averlo letto tutto d’un fiato durante un weekend piovoso,
davvero l’atmosfera giusta per il tipo di libro; la trama è molto
godibile e scorre senza forzature in un ottimo mix di mistero e
semplicità… finii di leggerlo domenica notte, verso le due, non avevo la
minima intenzione di lasciarlo al giorno dopo a poche pagine dalla fine.
Questo la dice lunga sulla bravura di Murakami, un vero maestro nel
tener viva l’attenzione del lettore. Voglio fare un esperimento, provo a
colpire la vostra immaginazione: avrete a che fare con un figuro
chiamato Uomo Pecora ed andrete fino ad Honolulu. Non male eh? No, non è
un libro fantasy ^o^. Lo stile è semplice e fresco al tempo stesso.
Tutto è narrato in prima persona dal protagonista, i periodi sono
concisi e rapidi senza mancar di nulla. Potrà sembrare eccessivo un
commento del genere ma vi assicuro che spesso una sintassi pesante e
troppo almanaccata è capace di trasformare un ottima storia nel
proverbiale “mattone”. Per ultimo, sono rimasto appagato dal fatto che
,volendo, vi si può anche trovare la “morale della favola”, che non è
poco visto i molti libri sciatti che affollano gli scaffali di recente.
Ma questo lo lascio a voi ^^.
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