Introduzione :: Le grandi città dell'uomo
giacciono in fondo al mare. Solo i grattacieli più alti si ergono come scogli tra le onde
e sulle loro cime fanno il nido gli uccelli marini. Pochissimi fotogrammi - una manciata di secondi - aprono quello che è forse uno
dei più affascinanti cartoni animati mai realizzati, e lo fanno con assoluta semplicità,
capovolgendo in una sola inquadratura il mondo che conosciamo. Erano gli anni '80, le TV private importavano qualunque cosa rassomigliasse lontanamente a un cartone animato, senza preoccuparsi molto della qualità di ciò che mandavano in onda, ed a volte raschiavano il proverbiale fondo del barile. Eppure fu subito evidente, chiaro come il sole (o almeno lo fu a noi ragazzini, che campavamo a pane e cartoni animati), che "Conan, il ragazzo del futuro" era un prodotto diverso, di qualità superiore. Era un cartone che aveva qualcosa da dire e quel qualcosa lo diceva con intelligenza; era un cartone che non pretendeva di commuoverti scadendo nel patetico, ma suscitava autentiche emozioni. La Trama :: Era la storia di Conan, un ragazzo cresciuto su una piccola isola insieme a un vecchio che chiamava "nonno", ultimo membro di una piccola comunità di scienziati che alcuni anni prima aveva tentato di lasciare la Terra, devastata da una guerra nucleare. Il razzo che li trasportava era ricaduto su una delle poche isole rimaste dopo lo sprofondamento dei continenti e qui era nato Conan. Non sappiamo chi fossero esattamente i suoi genitori: il bambino era un po' il figlio dell'intera comunità. Ma i membri del gruppo erano morti uno dopo l'altro e le loro tombe - mucchietti di pietre - si rizzavano ancora su un promontorio dell'isola. Conan e suo "nonno" sono perfettamente convinti di essere le ultime persone ancora in vita sulla Terra, finché un mattino Conan trova una ragazza stesa priva di conoscenza sulla riva del mare. Si chiama Lana, è in grado di comunicare con gli uccelli marini, ed è la prima persona, a parte il "nonno", di cui Conan abbia esperienza nella sua vita. Più tardi un piccolo idrovolante scende sull'isola: degli uomini con una strana uniforme verde sono venuti a cercare la ragazza. Nello scontro che segue, il nonno di Conan perde la vita e Lana viene portata via dai nuovi arrivati. Conan, che ora è solo, decide di lasciare l'isola. Così costruisce una zattera e parte alla ricerca di Lana. Gli orizzonti di Conan si aprono così su una realtà assai più complessa e composita della piccola isola in cui aveva trascorso i suoi dodici anni di vita. Questo mondo futuro è fatto di piccole isole abitate da povera gente, in una delle quali Conan fa la conoscenza col ragazzo selvaggio Jimsy, che diviene ben presto suo amico. Imbarcatisi come mozzi sul "Barracuda", l'ultima nave che solchi ancora gli oceani, agli ordini del capitano Dice, i due ragazzi arrivano infine all'isola di Industria. Industria è l'ultimo baluardo del vecchio mondo imperialista. Le sue torri svettano nel cielo, mentre nei sotterranei folle di operai conducono una vita di stenti. In perenne deficit energetico, gli amministratori di Industria sono alla disperata ricerca del dottor Briac Rao, l'unica persona in grado di attingere all'energia solare accumulata dai satelliti artificiali che ancora orbitano intorno alla Terra.
Lepka, il capo del consiglio di Industria, intende usare quell'energia per riportare in vita gli aerei da guerra che giacciono negli hangar dell'isola e usarli per instaurare un nuovo ordine sul mondo. Lana, che è la nipote del dottor Rao, potrebbe essere l'unica in grado di rintracciarlo, essendo in contatto telepatico con lui. Per questo Lepka l'aveva fatta rapire dall'isola di High Harbour per condurla a Industria. Ed è qui che arriva anche Conan, armato di un semplice arpione, ma ben deciso a salvare la sua amica. Il giovane si arrampica a mani nude sulle immense torri d'acciaio di Industria ed a dispetto di tutte le difficoltà riesce a liberare Lana per lanciarsi poi insieme a lei in una fuga disperata. È insieme a Lana, che, dopo molte alterne vicende, Conan giunge infine all'isola di High Harbour, i cui abitanti conducono una vita semplice e dignitosa. Ma dopo un tentativo di invasione da parte dei soldati di Industria, Conan e Jimsy debbono tornare nuovamente a Industria per salvare il dottor Rao.
Questi ha cercato di avvertire il consiglio di Industria che l'isola sta per essere distrutta in un immane sconvolgimento della crosta terrestre, ma Lepka l'ha catturato e ha cominciato a torturarlo per indurlo a rivelare il modo per attingere all'energia solare. Conan e Jimsy arrivano a Industria ed a questo la situazione precipita. La popolazione di Industria insorge e assume il controllo dell'isola, salvando il dottor Rao. Ma Lepka riesce a sfuggire ed amettere in funzione il "Gigante" - una delle fortezze volanti - e parte per distruggere High Harbour. Grazie a un coraggioso attacco aereo, guidato dal capitano Dice, il "Gigante" viene abbattuto. Gli abitanti di Industria lasciano l'isola poco prima che sprofondi, ma nel corso della navigazione per High Harbour il dottor Rao muore. In epilogo, assistiamo al matrimonio del capitano Dice con Monsley - l'ex capo della squadra di Lepka - e al varo di un nuovo "Barracuda". Conan e Lana ritornano all'isola perduta e li vediamo, nell'ultima scena, ritti sui pennoni della nave, guardare da lontano la sagoma del razzo conficcata sulla cima del'isola. La serie si chiude dove era iniziata - dallo sguardo degli uomini in fuga sul razzo, al un nuovo mondo che inizia proprio là dove il razzo era caduto -, chiudendo la vicenda in un grande cerchio. Ricordi :: A causa delle programmazioni balorde delle varie reti e degli impegni del sottoscritto, seguii la serie in maniera molto disordinata e potei colmare i buchi solo durante le visioni successive. Misi insieme la trama come fosse un puzzle, carpendone lo spirito, se non proprio la precisa successione degli eventi, e quando finalmente ebbi i mezzi per registrarmi tutta la serie, questa era ormai passata su TMC e le bellissime immagini della sigla di testa, che poi erano parte integrante della vicenda in quanto fungevano da prologo alla serie e in qualche modo ne anticipavano il finale, erano state sostituite - orrore! - da un ignobile montaggio di scene tratte dai vari episodi. Era sparita anche la bellissima sigla cantata da Giorgia Lepore. Ma seppur seguìto a sprazzi e bocconi, "Conan, ragazzo del futuro" mi regalò alcune ore di felicità assoluta. Inutile ricordare qui le scene magistrali e i momenti indimenticabili - sono troppi! L'Autore :: Avrei scoperto solo in seguito che l'autore di questo piccolo capolavoro dell'animazione
si chiamava Hayao Miyazaki. All'epoca in cui Conan fece capolino nelle televisioni
nostrane (siamo nella prima metà degli anni '80) i cartoni animati giapponesi erano un
prodotto a basso costo con cui le tv private riempivano i loro palinsesti pomeridiani.
Nessuno si preoccupava di distinguere i vari autori, che spesso, anzi, non erano nemmeno
accreditati nei titoli (a meno di non saper leggere il giapponese). Così, come molti
altri ragazzi della mia età, divenni fan di Miyazaki prima ancora di conoscere il suo
nome. Ma avevo imparato a riconoscere il suo tratto morbido, i suoi elaboratissimi fondali
e quell'animazione fluida e naturale che era il suo marchio di fabbrica. Avevo capito che
c'era una stessa mano dietro "Gli allegri pirati dell'isola del tesoro" e il
"Castello di Cagliostro", la stessa mano che avrei in seguito riconosciuto in Analisi :: Ma "Conan" non offre morali così semplici e scontate. L'idilliaca società di High Harbour non è l'idealizzazione di un passato preindustriale, ma la proposta concreta di un mondo reale e possibile, di una società che si regga grazie al buon senso, alla volontà e al lavoro quotidiano dei suoi abitanti. In una vicenda tratta da fonti occidentali e dall'impianto profondamente occidentale, affiora la concezione tutta orientale di un modo di vita basato sulla spontaneità e l'armonia. Le straordinarie prestazioni fisiche di Conan - lo vediamo arrampicarsi a mani e piedi nudi su pareti di metallo, compiere balzi prodigiosi, rimanere in apnea per lunghi minuti - derivano dal fatto che Conan è un figlio del mare e del sole. Analogamente, il suo rigore morale non è il risultato di una disciplina etica, ma il frutto spontaneo di un animo puro. Conan è un "ragazzo del futuro" non in quanto risultato di un'evoluzione, ma, al contrario, di un ritorno allo stato di natura. Quasi la stessa cosa si può dire di Lana, i cui poteri psichici s'incentrano sulla capacità di entrare in empatia con l'ambiente e i suoi abitanti. Le scene in cui la vediamo innalzarsi sulle ali dei suoi gabbiani per fondersi col cielo e con le nuvole, sono indicative della ricerca - tema caro a Miyazaki - di un'armonia tra l'uomo e il mondo che lo ospita. Il nostro autore ha spesso usato il motivo del volo per rendere l'apertura e la dilatazione della coscienza; l'abbiamo visto in "Laputa", dove la parte di Lana è affidata alla sua sorella spirituale Leeta, ma lo stesso leit-motiv ritorna in molte altre opere, dove Miyazaki finisce per sublimare il suo afflato cosmico nella passione per i vecchi aerei. Mentre Conan appartiene al
futuro, tutti gli altri personaggi della serie
fungono, su diversi livelli, da cerniera tra il vecchio mondo ormai scomparso e il nuovo
mondo che sta ora nascendo... e che le varie fazioni si stanno già disputando. Nella
serie, buoni e cattivi non sono mai nettamente distinti, in quanto tutti i personaggi sono
innazitutto esseri umani: mai interamente coraggiosi, spesso diffidenti, più spesso Per quanto riguarda il capitano del "Barracuda", il suo opportunismo un po' ribaldo, la rapidità che lo porta a schierarsi dall'una o dall'altra parte, a seconda delle convenienze, non va visto come mancanza di senso etico, ma come un idealismo un po' traviato. Il capitano Dice cerca di conservare la propria libertà e autonomia in un mondo che non gli offre altre scelte. Ma quando il "Barracuda", la sua nave, la sua certezza, naufraga sulle coste di High Harbour, Dice si trova a dover prendere una decisione riguardo al suo futuro, come un adolescente messo di colpo di fronte alle prime responsabilità. I suoi marinai - Goro, Pasco e Gutch - sono i primi a considerare la possibilità di crearsi un'esistenza stabile in High Harbour. E alla fine, dopo avere un po' trangiversato, anche Dice finisce per schierarsi contro Industria e sarà proprio lui a guidare l'attacco contro Lepka e il suo "Gigante". E in quanto a Lepka, l'odioso capo del consiglio di Industria, Miyazaki lo disegna senza enfasi, dandogli l'aspetto di un burocrate di aspetto ordinario, con giacca e calzoni beige, i capelli pettinati da una parte. La sua sete di potere non ha mai il titanismo degli autentici cattivi dei cartoni animati, ma appartiene realisticamente alla sfera umana. Lepka assomiglia molto ai dittatori storici, piccoli ometti con disastrose ambizioni. E anche lui, alla fine, strappa un attimo di compassione: la sua mano protesa verso l'alto, mentre, nel silenzio assoluto, egli precipita col "Gigante" in fiamme, è una scena che non si dimentica facilmente. Conclusione :: Sono passati vent'anni dalla sua prima messa in onda televisiva, ma la serie di "Conan" non è invecchiata di un giorno. Anzi, a dirla tutta, mi piace di più ogni volta che torno a guardarla. Forse perché oggi conosco meglio Miyazaki, condivido le sue fonti, mi riconosco nel suo spirito utopistico, avendolo seguito per tutti questi anni dalla Valle del Vento all'isola volante di Laputa, nei boschi fatati di Totoro e sulle ali di Porco Rosso, nelle foreste di Mononoke e sul treno per Fondo di Palude. Nel frattempo sono anche riuscito a leggermi "The incredibile Tide", il romanzo di Alexander Key da cui Miyazaki ha tratto ispirazione per "Conan", che i Kappa Boys hanno avuto il grandissimo merito di pubblicare... e non perché il libro sia bellissimo - non lo è - ma perché è venuto a colmare una decennale lacuna, come ben ricordano tutti coloro che corsero a cercarlo nelle librerie, me compreso. Ma se nel libro di Key il cielo è scuro per le polveri rimaste sospese nell'atmosfera dopo la guerra nucleare, il cielo di Miyazaki sfolgora limpido e azzurro. Non è una differenza da poco. È forse, anzi, la chiave di volta di tutta l'interpretazione miyazakiana. "Conan" non si svolge nel crepuscolo di un mondo ma all'alba del mondo successivo. L'età del ferro si è chiusa, si apre una nuova età dell'oro. Siamo oltre le utopie letterarie, qui siamo nel territorio del Mito. La figura di Conan è un archetipo, geniale nella sua semplicità. Se una buona parte dell'animazione giapponese, da "Devilman" ad "Evangelion", sembra affascinata dal tema della disumanizzazione, Miyazaki tenta il processo inverso, il recupero di un'autentica dimensione umana. Altri autori ci raccontavano dei vari Capitan Futuro proiettati in mondi super-tecnologici, ma per Miyazaki l'uomo del domani era un ragazzo con un arpione. Col "nonno" di Conan, col dottor Rao e con i vecchi scienziati che scelgono di sprofondare insieme a Industria, svanisce un mondo che ha scontato il peccato di orgoglio e la brama di potere con la distruzione finale. Ma il nuovo mondo che sorge dalle ceneri del vecchio non ha più memoria, in quanto tutta la storia è stata ingoiata dal mare; è un mondo giovane, nuovo di zecca, che inizia proprio adesso ad esistere. E se questa nuova umanità, che rinasce in Conan e Lana, non ripeterà gli errori del passato, non sarà per una superiore saggezza o per l'esperienza del tempo, ma - ed è questo il messaggio di Miyazaki - per una ritrovata innocenza.
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